“Vasta organizzazione terroristica, scoperta dalla Polizia, ventisette componenti la banda, fucilati all’alba di ieri…..le indagini della polizia, hanno avuto in questi giorni un primo successo …..è risultato che le delittuose gesta compiute in queste ultime settimane, sono da attribuirsi a detta organizzazione terroristica……(LA STAMPA 3 aprile 1944)
A Pian del Lot, nei pressi del colle della Maddalena, sulla collina di Torino, si consuma così la più sanguinosa delle rappresaglie tedesche sul territorio della città.
Nei fatti però, quella organizzazione terroristica, non esisteva, addirittura tra i ventisette massacrati, molti non si conoscevano. Basta tornare indietro di qualche giorno per capirlo. Dopo i rastrellamenti tedeschi dei primi giorni della primavera 1944, in val di Lanzo, come in val Pellice o val Luserna (battaglia di Pontevecchio) molti Partigiani vennero catturati e portati alle carceri Nuove di Torino. I tedeschi, continuano in quel periodo ad operare numerosi arresti di civili, del tutto estranei al movimento Partigiano, è il caso ad Orbassano, dei fratelli Cumiano, una famiglia di ferraioli che raccoglieva in giro ferro per venderlo alle fonderie. Venuti in possesso di vecchio materiale militare del Regio Esercito, vennero arrestati una mattina e portati alle “Nuove”. Oppure Luigi Parussa, 18 anni, Partigiano delle SAP ( Squadre di Azione Patriottica) sorpreso in piazza Carignano in compagnia della fidanzata e portato all’Albergo Nazionale, luogo entrato nella storia di Torino per essere stato, durante l’occupazione tedesca dell’Italia, la sede del Comando della Gestapo, l’ultimo piano era tristemente noto per essere adibito a luogo di interrogatori e torture di Partigiani e Antifascisti.
L’eccidio di Pian del Lot, viene scatenato n seguito all’uccisione di un caporale tedesco, Walter Wohlfahrt , la sera del 30 marzo 1944, viene ucciso mentre attraversa il ponte Umberto I° a Torino. Il caporale è uno dei militari assegnati alla contraerea tedesca situata sulla collina torinese. Scatta immediatamente la rappresaglia, mentre i giornali parlano di: “…assassinio metodicamente organizzato da gruppi terroristici”. Si racconta di fantomatiche indagini, addirittura, le autorità tedesche offrono un premio di 100 mila lire per la cattura dell’assassino e dei suoi complici. Tutto questo per preparare e disinformare la popolazione, sull’ennesima rappresaglia. Da Milano infatti, giunge il Colonnello delle SS Walter Rauff comandante interregionale di Piemonte, Lombardia e Liguria, vuole essere lui personalmente a sostituire il Tenente Schimd, (in partenza per una licenza) responsabile del SD, il servizio di sicurezza delle SS. Tutti gli Ufficiali si riuniscono presso l’Albergo Nazionale e con la collaborazione dei responsabili del carcere preparano la tragica lista, inizialmente su ordine del Generale Wolff, comandante della polizia tedesca in Italia, 50 dovevano essere i prigionieri da uccidere, questo per dare un chiaro segno della potenza nazista, il numero scese fortunatamente a 27.
Nel momento in cui sui giornali appare l’annuncio della ricompensa, per chi fornirà notizie sull’attentato, già si fanno i preparativi, gli operai dell’ OrganizzazioneTodt, la grande impresa di costruzione che operava per la Germania nazista, stanno già scavando la grande fossa comune che accoglierà i corpi delle vittime. All’alba del 2 aprile 1944 i ventisette prigionieri vengono fatti salire sui camion e portati verso la collina, tra essi, quindici partigiani delle brigate Garibaldi, catturati in val di Lanzo e val Luserna, due Partigiani GL, i fratelli Antonio, Giuseppe e Michele Cumiano, Alfredo Natale Bruno, arrestato a Torino in seguito ad uno sciopero, Luigi Parussa e cinque Partigiani della zona di Borgo Vittoria, frequentatori della cricca del Moro, un Osteria situata tra le attuali via Gramegna e via Giachino. Racconta del suo diario il Partigiano Oscar, prigioniero anche lui alle Nuove e a cui toccò insieme ad altri il compito di ricoprire la fossa di Pian del Lot: “ …son da poco partiti i prigionieri, entra un tedesco e prende dieci di noi, ci fanno salire su un camion, veniamo portati in collina, vicino alle batterie contraeree tedesche. Qui si trovano, fascisti tedeschi e numerose persone legate con le mani, sono i nostri compagni. A colpi di mitraglia e di pistola il massacro è già in atto”. Alla fine Oscar e altri prigionieri avranno il triste compito di ricoprire la fossa, nonostante alcune delle vittime fossero ancora in vita. Sarà proprio lui, Giovanni Borca, il Partigiano Oscar, finita la guerra, ad indicare il luogo dell’eccidio, e a permettere così ai parenti delle vittime di poter rendere degna sepoltura ai loro cari. Una domenica mattina dell’autunno 1945, sfidando autorizzazioni e ristrettezze economiche, viene inaugurata una delle prime lapidi commemorative spontanee. In via Giachino angolo via Gramegna, davanti all’Osteria, gli abitanti del borgo hanno voluto ricordare gli amici della cricca del Moro, i soldi li hanno ottenuti grazia ad una sottoscrizione e ai proventi di una serata danzante alla sala da ballo Lutrario.
Il ritrovamento dei cadaveri a Pian del Lot