La battaglia di Pontevecchio

 

Nelle valli Pellice, Luserna e Angrogna, l’antifascismo trovò subito terreno fertile, grazie alla cultura della sua popolazione, abituata a secoli di lotte del popolo Valdese.  Si formarono così, già prima del 25 luglio 1943, dei gruppi di resistenza al fascismo, composti dai giovani della valle, che crearono le prime organizzazioni di combattenti.

Nell’autunno del 1943 a Luserna San Giovanni, fu formata una delle prime Giunte Comunali Clandestine d’Italia. Lì la storia della Resistenza, va inquadrata nel movimento Partigiano che va dalla Valle del Po-Montoso alla Val Luserna e Val Pellice. A Barge  e Montoso ci sono i “Garibaldini” con tendenze comuniste, a Torre Pellice i “Giustizia e Libertà” che fanno capo al movimento liberal-socialista creato dai fratelli Rosselli. Tra le due formazioni vengono spesso scambiati collegamenti.  Verso la fine del febbraio del 1944 la Val Pellice venne dichiarata “zona libera” e Pontevecchio ne costituisce la “frontiera. Naturalmente questo stato di cose non poteva essere sopportato a lungo dai nazifascisti che la mattina del 21 marzo 1944 con migliaia di uomini, attaccarono le valli per uno dei più violenti rastrellamenti che la storia della Resistenza ricordi Una colonna nemica attaccava sale dal Montoso per scendere verso la val Luserna e val Pellice, mentre l’altra saliva da Pontevecchio subito dopo Lusernetta.

Dal diario della IV Brigata ecco che cosa scriveva il Comandante “Milan” (Isacco Nahoum)…”Già da tempo è atteso nella zona un rastrellamento in grande stile….l’allarme è dato alle 6,45 a Pontevecchio, il Garibaldino Tascapane di guardia al ponte minato lascia passare le prime due autoblindo, quindi dà fuoco alla miccia per far saltare il ponte (e isolare così il nemico) la miccia brucia fino a pochi centimetri dalla carica di esplosivo e poi si spegne. Tascapane sa che riaccendere l’innesco vuol dire saltare col ponte, eppure non esita… l’esplosione lo proietta lontano, ferito.  La squadra volante con Petralia e Romanino, subito attacca gli autoblindo, nello stesso tempo apre il fuoco la squadra di Ulisse, su alla Bordella. Il combattimento durato quattro ore è durissimo. Alle scariche di parabellum si succedono i lanci di bombe a mano a distanza ravvicinata. Le due autoblindo vengono distrutte, la postazione di Ulisse viene attaccata alle spalle da circa 200 fascisti Lui ucciso, verrà scaraventato giù da una rupe. Dopo un breve, ma duro combattimento, i nostri distaccamenti ripiegano verso il fondovalle, Petralia con i superstiti della squadra di Ulisse, ripiega alla Galiverga verso Bagnolo. I fascisti cominciano a bruciare baite e cascine senza nessun riguardo. Nella notte tra il 21 e il 22 il Comandante Barbato ordina ai distaccamenti di val Infernotto (Montoso) di ripiegare in val Po. Con una marcia estenuante di nove ore, in mezzo alla neve e al ghiaccio, i distaccamenti si portano nella zona di Oncino, sottraendosi così all’urto preponderante delle forze nemiche…….”

Alla fine si contarono più di un centinaio di morti tra i nazifascisti, ingenti furono anche le perdite tra le file Partigiane, la più eroica fu sicuramente quella di Ulisse (Augusto Ferrero), che consapevole del rischio a cui andava incontro, la sera prima, scrisse questa lettera ai suoi genitori:

Cari genitori, Mamma adorata, ti scrivo prima che la mia squadra entri in azione contro l’odiato nemico. Non so se ti vedrò mai più. Qualunque cosa avvenga ricordati però che tuo figlio si è sempre comportato da uomo d’onore.
Grazie mamma, e grazie anche a te, povero papà, per quello che mi avete insegnato: ho imparato da voi ad amare la mia terra al di sopra di ogni cosa, ed ora è giunto il momento di provare questo amore. Già si sentono le prime scaramucce, tra poco tocca a noi.
Non ho paura, anzi sono tranquillo. E faremo veder anche questa volta cosa è la squadra Balestrieri, e chi sono questi partigiani del popolo. Ma voi operai, e tu caro papà con loro, devi lottare come noi abbiamo lottato perché questa causa deve essere come una sorgente, come una splendida aurora per il lavoratore; mi dovete capire, cari genitori, avrei potuto come tanti altri giovani senza scrupoli restare a casa accanto a voi; ma non posso perché so che voi stessi non mi approvereste se mi mostrassi infingardo e vile davanti a me stesso e alla mia famiglia.
Mamma cara, anche se non tornassi, tu potrai avere l’orgoglio che tuo figlio è caduto per la grande Italia. Pensa mamma, siamo degli Italiani pronti a dare la vita per la nostra terra, guidati da un comandante che per noi è un fratello. Sento che gli altri ci seguiranno fra non molto e che la nostra terra sarà salva. Il nostro sacrificio non sarà quindi inutile.
Ti stringo forte, forte; il momento dell’azione è vicino. Viva per sempre la nostra terra, a morte i fascisti e i traditori, fuori i tedeschi e libertà al popolo.
Tuo Augusto”.

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Sono un curioso del XX secolo
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